CAPITOLO V

Considerazioni conclusive: dalle teorie economiche alle politiche del lavoro

5.5 Politiche per l'occupazione relative all'e-commerce

Il modello che caratterizza la diffusione dell'e-commerce condiziona il benessere collettivo della società civile, così come i tempi ed i modi del cambiamento istituzionale influenzano lo sviluppo dei mercati elettronici e ne influenzano l'organizzazione.
L'adeguamento delle istituzioni è complesso e richiede tempo: esiste la possibilità che nelle varie nazioni coesistano condizioni diverse per ogni ambito istituzionale e commerciale, secondo i prodotti scambiati, le caratteristiche degli attori presenti e particolari norme di comportamento. Le istituzioni ed i governi di tutti i Paesi, specialmente quelli più industrializzati, sono interessati a studiare l'impatto sociale ed economico dell'avvento delle nuove tecnologie e, in particolare, hanno analizzato il tema delle politiche di sostegno per la diffusione dell'e-commerce a livello nazionale ed internazionale.
Sono state proposte misure di vario genere per adattare il contesto istituzionale sia alla formazione di una domanda qualificata (che si avvalga fino in fondo delle possibilità offerte dal mercato elettronico), sia al sostegno ed allo sviluppo dell'offerta.
Nel primo caso, ci si è indirizzati all'alfabetizzazione informatica dei cittadini attraverso la diffusione delle tecnologie ICT nelle scuole, nelle abitazioni private e nei luoghi pubblici.
In tal modo, l'up-grading tecnologico dei cittadini ha delineato nuovi bisogni sociali ed una nuova tipologia dei servizi di comunicazione di base.
Invece, nel secondo caso (quello legato al potenziamento dell'offerta), si è mirato a diffondere le opportunità di business aperte dall'e-commerce nelle PMI e nelle realtà geografiche svantaggiate (come il nostro Meridione) per mezzo di progetti pilota, che vedono coinvolta in primo luogo la Pubblica Amministrazione sia come cliente per il settore business, sia come fornitore di servizi ai cittadini. Ci sono poi le proposte per gli incentivi fiscali alla presenza in Rete, che vanno dalla defiscalizzazione degli investimenti alla diminuzione delle aliquote di imposte sui fatturati on-line: tuttavia, tali misure potrebbero generare asimmetrie tra i diversi Stati e tra il commercio elettronico e quello tradizionale.
Un veloce esame della situazione attuale evidenzia tre aree nelle quali esistono ostacoli e frizioni che, senza un adeguato impegno istituzionale, potrebbero limitare la diffusione del commercio elettronico.
Queste sono le infrastrutture, l'ambito normativo ed il circuito finanziario.
In primo luogo, la complessità dell'adeguamento delle infrastrutture di comunicazione coinvolge gli attori istituzionali e gli organismi di Governo internazionali. L'intervento pubblico deve mirare a semplificare l'introduzione di nuovi prodotti-servizi, sollecitando l'aggiornamento tecnologico e la convergenza verso standard comuni, garantendo l'equità della competizione per quel che riguarda l'offerta e la disponibilità dei servizi di base a prezzi accessibili al pubblico.
Secondo poi, l'area normativa richiede la definizione di un quadro legislativo che consideri la peculiarità degli scambi commerciali in Rete, dai protocolli per la transazione elettronica all'armonizzazione delle normative commerciali internazionali, all'omologazione di procedure che consentano scambi sicuri, salvaguardando la privacy, alla protezione della proprietà intellettuale.
Infine, gli interventi pubblici pro e-commerce di tipo finanziario vanno incentrati sulla promozione di soluzioni che consentano la sicurezza dei pagamenti in Rete e su problemi fiscali legati sia alle differenti normative vigenti nei vari Stati, sia all'ambigua natura di beni o servizi scambiati via Internet.
Ad esempio, nelle transazioni tradizionali un software è venduto su supporto magnetico e, per questo, è considerato un bene fisico, mentre viene considerato un servizio se scambiato direttamente in Rete.
Per quello che riguarda il nostro Paese, è stato formulato dal Governo il Piano di azione per la società dell'informazione sull'e-commerce. Vediamone i punti principali. L'Italia può migliorare la sua posizione tra gli Stati maggiormente industrializzati, con sensibili miglioramenti del sistema economico e sociale, se riuscirà ad intraprendere una decisa azione di innovazione e modernizzazione delle sue imprese e dell'ambito in cui operano.
Lo sforzo tecnologico e finanziario non è sufficiente: sono necessari un impegno culturale ed una nuova organizzazione sociale per sostenere efficacemente la società dell'informazione, gli investimenti e la crescita.
Internet ed il commercio elettronico aprono nuove prospettive sul mercato globale contribuendo alla diffusione dell'ICT nelle fabbriche, negli uffici pubblici e privati, nelle case e nella società accelerando il processo di internazionalizzazione della produzione e del commercio, creando opportunità di sviluppo, di competitività e di lavoro, offrendo nuove possibilità di conoscenza e di scambio.
I risultati più importanti si realizzeranno per le transazioni tra le imprese dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dei servizi e saranno soprattutto le PMI a sfruttare i benefici derivanti dall'innovazione, sia nei processi produttivi, sia nelle attività commerciali. Questo tipo di imprese ha più difficoltà a seguire la rapida evoluzione del mercato e molte delle azioni di promozione devono essere rivolte a stimolare la loro capacità competitiva. Le PMI costituiscono l'ossatura del sistema produttivo nazionale per gli aspetti quantitativi (come numero di aziende, fatturato, occupati) e qualitativi (specificità produttive ed organizzative), hanno un buon grado di flessibilità e si adattano facilmente alle richieste del mercato. Inoltre, rappresentano la principale risorsa di crescita verso nuovi settori ed aree geografiche; sono fortemente esposte alla concorrenza internazionale, dato che purtroppo hanno una bassa capacità di innovazione tecnologica ed organizzativa; infine, le PMI incontrano notevoli difficoltà nel reperimento delle risorse umane e finanziarie necessarie.
Innanzitutto, per sviluppare la domanda e l'offerta del mercato digitale, è necessario stimolare la diffusione culturale e l'alfabetizzazione informatica dei cittadini e delle imprese. Per colmare il divario tecnologico, è indispensabile superare il gap culturale che rallenta la penetrazione e l'uso delle tecnologie ICT e formare le figure professionali che oggi mancano sul mercato.
In secondo luogo, il commercio elettronico dovrà essere stimolato nelle sue varie forme e nei differenti stadi di adozione, dalla promozione tramite web di prodotti e servizi alle transazioni on-line (contratti, ordini, fatture, pagamenti, ecc.), dall'integrazione delle procedure elettroniche nei processi interni aziendali (legacy system) all'integrazione coi sistemi esterni all'azienda (riguardanti l'intera catena del valore).
I benefici derivanti dalla diffusione del commercio elettronico sono sicuramente molti, a partire dall'incremento dell'efficienza nei processi e dalle maggiori possibilità di accesso ai mercati internazionali, fino all'ampliamento del grado di trasparenza del mercato derivante da una migliore circolazione delle informazioni ed alla maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione (tanto nell'attività di acquisizione di prodotti-servizi, quanto nell'erogazione ai cittadini dei servizi pubblici).
Inoltre, si avrebbero effetti positivi sulla razionalizzazione dei flussi di trasporto e sulla gestione della mobilità nelle grandi città (razionalizzando gli approvvigionamenti) ed un miglioramento della posizione relativa alle PMI ed ai consumatori svantaggiati (come quelli che vivono nelle aree rurali e montane o nel Mezzogiorno, oppure che sono anziani o disabili). Infine, la diffusione dell'e-commerce genererebbe l'espansione nell'impiego di risorse professionali, sia di tipo tecnico, sia connesse alla funzione di produzione dei contenuti, con effetti positivi sull'occupazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei prodotti tipici nazionali.
Le problematiche derivanti dall'introduzione dell'e-commerce riguardano specifiche classi di attività economica e fasce di popolazione.
A proposito si determineranno crisi nelle attività economiche e nella popolazione con difficoltà materiali e culturali di accesso. Si verificheranno la soppressione e/o la modifica di molte attività di intermediazione (come quelle dei grossisti, degli agenti e degli intermediari), l'entrata in crisi dei lavoratori dipendenti resi superflui dall'e-commerce di tipo labour-saving ed anche la scomparsa di figure professionali, dipendenti ed autonome, a causa del cambiamento negli skill richiesti. Ulteriori rischi sono derivabili dalla mancanza di un comportamento attivo da parte pubblica ed imprenditoriale. Ad esempio, potranno avere effetti negativi sia il mancato aggiornamento tecnologico delle imprese (con l'esclusione dai nuovi grandi mercati accessibili per via elettronica), sia la facilitazione ad accedere ed acquistare da produttori esteri geograficamente distanti dall'Italia, ma più aggressivi nella loro politica di presenza sulla Rete; certamente, la tendenza ad "approvvigionarsi" di contenuti culturali propri di altri Stati e la formazione di nuove categorie di monopolio non avranno un effetto positivo, sia sul piano dell'offerta (come per la capacità di attrarre la domanda attraverso grandi portali) e della domanda (monopsoni o raggruppamenti di acquisto sui mercati elettronici), sia sul piano dei servizi legati all'e-commerce (sistemi di certificazione, di pagamento, per la logistica...) ed alle piattaforme tecnologiche di base.
I risultati del Piano di azione per la società dell'informazione saranno fortemente condizionati dagli interventi orientati a creare le condizioni favorevoli a determinare sviluppo e competitività. L'intervento pubblico è finalizzato a generare esternalità, come la diffusione delle tecnologie ICT, utili per l'aumento della produttività e della domanda e per l'efficienza di tutto il sistema che (grazie a migliori rapporti tra aziende ed istituzioni politiche, economiche e sociali, ad un sistema di servizi reali ed a nuove regole) può creare sviluppo, ricchezza ed occupazione.

I programmi a favore dell'e-commerce riguardano sette aree di intervento.

 


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